Alberto e l’Esperienza in Turchia

La mia esperienza di volontariato in Turchia

di Alberto Allegretti

Andare in Turchia a fare volontariato non è come te lo aspetti. Per niente.

Lo shock culturale si sente, ma neanche tanto. Molti pensano che questo Paese sia una repubblica islamica e conservatrice. Non è proprio così. O meglio, un po’ di verità c’è. È un paese molto vasto ed eterogeneo. In strada puoi vedere sia una donna col burqa che una con i pantaloncini a vita alta. Qui le culture convivono, e combattono anche.

Il sentimento di questa nazione così complicata l’ho compreso appieno nei miei due mesi di volontariato ESC: nella stessa settimana abbiamo giocato a tennis con i bambini ricchi e insegnato l’inglese in una scuola superiore professionale dove quasi tutti parlavano esclusivamente in turco. Tutto nell’ambito del programma ESC.

Genç Girişim è l’organizzazione che ci ha fatto da mamma per due mesi. Dove abbiamo trovato rapporti umani e genuini. Insieme al supporto del Comitato d’Intesa, la nostra sending organisation italiana, non ci hanno fatto mancare nulla. Qualunque cosa chiedessimo ci è stata data. Ovviamente nel rispetto reciproco, perché qualche volontario irrispettoso nei loro confronti c’è stato. Non può essere tutto rose e fiori. Qualche difficoltà c’è sempre. Gli ostacoli però sono fatti per essere superati. Dopo due mesi di risate, lavoro, tennis, inglese, turco, piscina e kebab devo dire che ho guadagnato molto in termini di crescita personale. E ho provato a dare il massimo, perché è questo il volontariato: donare il tuo tempo e le tue risorse per lasciare qualcosa di positivo nel mondo.

Condividi